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Cos’è l’architettura bioclimatica

di Redazione Casa Naturale

L’architettura bioclimatica si basa sullo sfruttamento delle caratteristiche della zona costruzione, quindi clima, vegetazione, topografia e geologia del suolo, al fine di minimizzare il fabbisogno energetico dell’edificio e di creare un ambiente più confortevole (igro-termico, acustico, di illuminazione) adatto allo stile di vita dei suoi abitanti. Inoltre, l’architettura bioclimatica rivolge particolare attenzione al rispetto del paesaggio esistente, integrando l’edificio nell’ambiente circostante.

La posizione e l’orientamento dell’edificio ma anche la distribuzione degli ambienti interni sono calcolati in modo da sfruttare il più possibile la luce e il calore solare, senza però aumentare eccessivamente la temperatura della casa durante il periodo estivo.

Il successo della progettazione di un’architettura bioclimatica sta generalmente nell’equilibrio tra questi tre fattori:

  • Sfruttamento delle caratteristiche del luogo: massimo sfruttamento della luce solare, della ventilazione naturale e del sottosuolo per un eventuale piano interrato.
  • Le specifiche dell’edificio: la natura delle pareti, del pavimento e del tetto, le caratteristiche della coibentazione, la scelta del legno, la scelta degli infissi.
  • Le scelte tecniche: ventilazione, scambio di calore, soluzioni di riscaldamento

Differenze tra architettura bioclimatica e casa passiva

In breve possiamo dire che l’approccio di una classica casa passiva mira principalmente a isolare l’edificio dall’ambiente esterno, al fine di proteggerlo e in modo di poter contare su un sistema di condizionamento altamente tecnologico, ma la progettazione di architettura bioclimatica, prevede il diretto coinvolgimento tra ambiente, ventilazione, illuminazione e riscaldamento naturale. Gli obiettivi sono praticamente gli stessi ma è il contesto bioclimatico che determina ogni scelta progettuale.

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