Intonaco marocchino per le calde case italiane
Da qualche anno l’intonaco marocchino noto con il nome di Talekt è apprezzato anche in Italia, dove viene impiegato soprattutto per le finiture di bagni e cucine e rappresenta una valida alternativa all’uso delle piastrelle. È infatti molto resistente a umidità e calore.

L’origine del Tadelakt
Nelle piane semideserte di Marrakesch, a metà tra il confine algerino e l’Oceano Atlantico, da più di un millennio gli artigiani berberi raccolgono le pietre calcaree dal sottosuolo e le cuociono in fornaci alimentate a legna, ottenendo una calce debolmente idraulica e dalle caratteristiche uniche. La polvere, mischiata ad acqua e pigmenti colorati, diventa la base del Tadelakt (dal verbo “dalaka”, cioè “massaggiare”), un’antica tecnica per la realizzazione di rivestimenti pregiati. Una lavorazione molto diffusa nei Paesi Arabi e utilizzata soprattutto per la decorazione degli hammam, i bagni turchi dove pareti e piscine appaiono lucidi alla vista e morbide al tatto.
Come si lavora l’intonaco marocchino

È l’artigiano a dover capire quando è il momento giusto per procedere con la stesura dello strato successivo, che comunque non deve mai superare i 4-5 millimetri di spessore.
Passaggi tecnici

Qualunque sia l’ambiente da rifinire, soprattutto se si tratta di bagni e cucine, è necessario rendere impermeabile il rivestimento. A distanza di 24 ore dall’ultima passata di calce, si diluisce in acqua il sapone nero marocchino ricco di olio d’oliva e si spalma con un pennello sulla superficie ancora opaca, fino a quando calce e sapone non diventano un’unica cosa.
L’ennesimo massaggio con le pietre di fiume garantisce la lucentezza tipica del Tadelakt, che a distanza di 20 giorni può essere trattato con cera d’api e cera di carnauba. Un passaggio che non è previsto nella lavorazione tradizionale, ma che assicura un’ulteriore protezione.
I pavimenti in Tadelakt
La tecnica del Tadelakt può essere utilizzata anche per rivestire i pavimenti e il risultato finale è davvero unico.
Il massaggio eseguito con le pietre di fiume sull’impasto di calce crea delle ondulazioni naturali e un particolare effetto controluce che, a seconda del pigmento utilizzato, rende l’ambiente molto suggestivo. A differenza degli altri impieghi, la tecnica per realizzare un pavimento è più complessa. Occorre innanzitutto livellare il massetto grezzo (di solito realizzato in cemento o calce) e solo a quel punto applicare la calce, non più di 6 millimetri.
Successivamente, con le pietre tagliate ad hoc si massaggia il pavimento, rendendolo levigato e lucido. Una o più mani di olio di lino sono consigliate per rendere la superficie più resistente agli urti.
Per informazioni è consultabile il sito Tadelakt.it
DI MARCO PANZARELLA
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