Apologia dell’usato: tutti lo vogliono e fa tanto bene
Ormai è un fenomeno molto diffuso: sempre di più amano acquistare beni e oggetti nei mercatini dell’usato. Che sia il banchetto di quartiere o il più famoso “Porta Portese”, di Roma, acquistare oggetti di seconda o terza mano fa bene, non solo al portafogli. E se prima era una necessità, per risparmiare, oggi sono tante le persone anche benestanti che scelgono consapevolmente questo sistema di acquisto. Secondo il Centro di ricerca economica e sociale dell’associazione Occhio del Riciclone – associazione che promuove studi, ricerche e comunicazione a sostegno del riutilizzo – sono circa 80mila le persone che animano le migliaia di punti vendita di usato sparsi sul territorio italiano.

Ma non solo. Il Rapporto McKinsey, presentato al Forum Economico Mondiale nel 2014, ipotizza un futuro sistema economico mondiale fondato proprio sul riuso e la riparazione. Per gli indumenti, esiste una vera e propria rete organizzata per rimettere sul mercato vestiti dismessi, ma ancora in ottimo stato. Alcune cooperative, ben radicate nei territori, effettuano la raccolta degli indumenti, per vendere a grandi intermediari, che a loro volta vendono a grossisti piccoli e medi che distribuiscono a micro imprenditori ambulanti; sono questi ultimi a vendere gli indumenti ai consumatori finali. Per oggetti d’arredamento ci sono tanti negozi denominati “Il mercatino” o simili, che operano in conto vendita. Quindi ci guadagna non solo chi compra, risparmiando, ma anche il proprietario, che percepisce una percentuale sul prezzo. Un sistema virtuoso e comodo per sbarazzarsi di quella sedia che non ci piace più, o della lampada passata di moda, che qualcun altro saprà apprezzare.
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