Orto sul tetto a Torino
Un orto sul tetto per fare bene all’ambiente, per abbellire e riqualificare un edificio, per produrre, direttamente in loco, ortaggi a chilometro zero. Ma non solo. Un orto sul tetto anche per creare nuove occasioni di socialità in un quartiere.
Un contesto storico

Qui, da qualche anno, su concessione del Comune, hanno trovato casa una serie di realtà eterogenee fra loro, tra cui la cooperativa Meeting Service, impegnata nel supporto ai minori in difficoltà e ai disabili e che, grazie all’operato di undici soci, buona parte dei quali svantaggiati, gestisce self service, bar, mense, servizi catering e il ristorante F onderie Ozanam.
Nasce l’orto sul tetto
In questo contesto e proprio sul tetto piano di una delle due maniche del palazzo, in corrispondenza del ristorante e dove oggi c’è una antiestetica e anonima colata di catrame, sta nascendo uno dei primi esempi di giardino pensile con coltivazioni orticole, progetto pilota dell’associazione Orti Alti.
L’idea nasce dal preciso intento di creare inclusione sociale, nell’era della diffidenza e della separazione.
Un progetto che sogna il collettivo

Oltre all’aspetto sociale, l’orto pensile, che si svilupperà su una superficie di 200 metri quadrati, sarà il primo importante tassello di riqualificazione del complesso e, nello stesso tempo, assicurerà al ristorante un’ampia e variegata produzione casalinga di vegetali freschi.
Stratigrafia tecnologica
L’intervento – il cantiere è in corso – è concentrato sulla porzione centrale della manica, non richiede interventi sul filo dell’edificio e lascia margini per i camminamenti. È realizzato “a secco”, senza cioè bucare la guaina esistente.

Molti collaborano
In questo progetto Orti Alti ha coinvolto diversi soggetti: dall’impresa sociale di giardinieri Agridea, a cui è stata affidata la realizzazione dell’orto, per un’ulteriore importante occasione di specializzazione, all’azienda Harpo, che fornisce la tecnologia per il verde pensile, fino a Fondazione Magnetto e Unipol, sostenitori del progetto.
Per informazioni:
A cura di Stefano Bosco
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