Scommessa su misura: il cohousing San Giorgio di Ferrara

di Sara Perro

Scommessa su misura: il cohousing San Giorgio di Ferrara

Per fare un albero, ci vuole un seme. Per fare un cohousing, ci vuole un’idea. E tanta determinazione. «Era il 2009, noi parlavamo di questo tema. Ma in pochi ci capivano». A raccontarlo è Alida Nepa, presidente dell’associazione Solidaria, nata per promuovere il tema dell’abitare condiviso e collaborativo. Da questo gruppo, quattro anni fa, si è formata una cooperativa, che ha commissionato il cohousing San Giorgio a Ferrara. Sette appartamenti, sviluppati su tre piani, per un investimento di 1.135.000 euro e quattro famiglie coinvolte. «Con una scelta coraggiosa abbiamo realizzato quasi il doppio delle unità necessarie sulla carta – spiega la presidente -. Ma credevamo così tanto nel progetto da non dubitare che saremmo riusciti a vendere gli appartamenti in più. E così è stato».

Il terreno per realizzare l’edificio è stato acquistato nel 2014 e il cantiere è stato chiuso nel 2015. La fase di progettazione era cominciata già nel 2013 con il coinvolgimento dello studio RIZOMA ARCHITETTURE di Bologna, che ha dato vita a un percorso “su misura” per le famiglie coinvolte. Ha organizzato un workshop, che è durato circa due mesi ed è stato suddiviso in diversi incontri, dedicati ad approfondire tutti i temi della vita di comunità: dalle innovazioni tecnologiche per rendere sostenibile la struttura alla possibilità di aprire gli spazi alla città.  «Abbiamo condiviso tutto – ricorda Alida Nepa –. Da come organizzare gli ambienti alla strategia per il risparmio energetico. È stato un lavoro enorme per chi, come noi, non aveva le competenze, ma desiderava comprendere il processo progettuale e farne parte».

Il fabbricato è stato costruito con la tecnologia a pannelli portanti in legno X-Lam e ha 61 moduli fotovoltaici sul tetto, che producono l’energia per alimentare la pompa di calore del riscaldamento, del raffrescamento e della ventilazione meccanica controllata. L’edificio, in classe energetica A+, è una casa passiva e autosufficiente. È off-grid: non ha la connessione alla rete del gas, il sistema di smaltimento delle acque reflue viene effettuato in sito, senza collegamento alla rete fognaria pubblica, e l’irrigazione del giardino è gestita con il recupero dell’acqua piovana.

Il processo per completare l’immobile è stato lungo e ha coinvolto anche il Comune. «Non è stato facile comprendere i bisogni dell’associazione – ricorda Roberta Fusari, assessore all’Urbanistica -. Il gruppo non chiedeva un sostegno economico, bensì un aiuto a realizzare un sogno. Dal 2014 è firmato un protocollo d’intesa grazie al quale promuoviamo i temi dell’abitare condiviso come amministrazione».

Oggi i sette alloggi sono tutti occupati: ci vivono famiglie con bambini, coppie e persone anziane. «La sala comune con il camino, la cucina condivisa, la zona lavatrici ed asciugatrici, l’orto. Tutto è stato creato in base alle nostre esigenze – spiega Alida Nepa -. Così come la scelta del terreno, che cercavamo con verde esterno, ma in centro, in modo da poter raggiungere le scuole e il lavoro a piedi o in bicicletta». L’associazione apre l’edificio alla cittadinanza in occasione di corsi, incontri, presentazioni, laboratori. «La verità è che siamo un condominio normale – conclude la presidente -. Chiunque può realizzare una struttura simile allo nostra. Basta avere buone relazioni con i vicini. Che non vuol dire essere sempre insieme, ma saper condividere».

 

di Sara Perro

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