Abitare in relazione

di Sabrina Zanini

Abitare in relazione

La casa ecologica del futuro è fatta di vegetali, anfibi, uccelli ed esseri umani; di sogni, di immaginazione, di ricordi. «La transizione energetica non deve essere costruita sulle spalle di chi non ha reddito e il ripensamento della casa ecologica deve essere collettivo»

Andrea Staid, antropologo e docente alla Naba di Milano, che il 23 maggio presenterà il suo ultimo libro Dare forme al mondo (Utet, 2025) alla sedicesima edizione dei Dialoghi di Pistoia, ha le idee molto chiare. Guardare al ricordo, all’architettura vernacolare per immaginare la casa ecologica del futuro. Lasciarsi alle spalle la visione antropocentrica del mondo che, al contrario di ciò che si pensa, non vuole bene all’antropos, all’umano. Perché ciò che ci ha portato alla crisi climatica è l’antropocentrismo, l’oggettificazione del vivente, il colonialismo.

Abitare in relazione

«Ci sentiamo separati dalla natura. Dovremmo, invece, interagire senza frontiere di specie, consapevoli che la natura è un insieme di relazioni e il paesaggio un luogo di vite da rispettare e comprendere». I luoghi che abitiamo, le nostre case – uffici, scuole, case private, supermercati, stazioni, parchi – non sono lì solo per essere attraversati e camminati. Ma ci danno forma

Articolo pubblicato su Casa Naturale di maggio – giugno 2025

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