Fili sostenibili
Passiamo circa due ore al giorno sul divano o sulla poltrona di casa a leggere, parlare o guardare un film. Vuol dire almeno un mese all’anno a contatto con i tessuti di rivestimento. Nel letto trascorriamo addirittura un quarto della nostra vita, tra lenzuola e altri tessuti. E allora perché non dare a questi materiali la stessa importanza che riserviamo alla scelta di un abito? Devono essere belli, certo, ma anche sani, puliti, giusti e durevoli. Questi sono i valori di Slow Fiber, la rete creata dall’imprenditore Dario Casalini per una filiera tessile etica sostenibile e trasparente, che raccoglie aziende dell’abbigliamento e dell’arredo.

Se la stoffa del divano si strappa dopo poco tempo, non è sempre e solo una questione di usura, ma soprattutto di materiali: fibre troppo corte, agglomerate con processi chimici rischiano di dare vita a prodotti di bassa qualità che non durano. «È durevole un materiale di qualità – che sia naturale o meno – ma anche un prodotto che non segue la moda del momento», spiega Paola Bertoldo, presidente de l’Opificio, azienda tessile torinese che ha fondato con sua sorella nel 1998 con l’idea di presentare un prodotto diverso, senza tempo, e con un uso del colore sottile, ma dirompente…
Articolo pubblicato su Casa Naturale di luglio – agosto 2025
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