Parcheggi intelligenti per abbattere i consumi

di Redazione Casa Naturale

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Anche un parcheggio può essere intelligente e in tanti modi diversi. La più grande sfida delle “smart cities” è combattere gli sprechi: risparmiare energia, risparmiare tempo, risparmiare soldi. Ecco perché sempre più città vanno a caccia di soluzioni all’avanguardia, capaci di abbattere i costi e semplificare la vita di chi frequenta i centri urbani. Un ruolo centrale lo giocano i luoghi in cui lasciamo le nostre auto, quelle stesse vetture che poi sono responsabili di buona parte dei nostri consumi.

I sistemi di smart parking

Insomma, all’alba del terzo millennio, dotarsi di un sistema di “smart parking” è fondamentale. Lo sanno bene i sindaci italiani, molti dei quali hanno studiato strategie ed elaborato soluzioni, anche molto diverse tra loro. Prendiamo, per esempio, i parcheggi pubblici multipiano. Si potrebbe pensare che ci sia ben poco da fare per rendere più efficiente una struttura come un “deposito di auto”. Ma non è così.

Lo dimostra l’esempio di Massa Carrara, che nel 2016 ha inaugurato, fra via Bastione e via delle Mura Sud, un parcheggio interrato all’avanguardia. Un impianto “intelligente”, capace di regolare autonomamente l’illuminazione sulla base dell’effettiva presenza di veicoli o di persone al suo interno. Nella struttura è installato il Pacific Led Green Parking, un sistema ideato dalla Philips, che attiva le luci solo quando servono. Se il posteggio è vuoto, restano spente. Se entra un veicolo o un pedone, si accendono. Una soluzione che consente di abbattere i costi di energia elettrica di oltre il 60%. Considerato che l’illuminazione cuba circa il 70% delle spese fisse, si tratta di un efficientamento non indifferente.

A Vasto, invece, sono stati installati, su un parcheggio pubblico fra viale Harris e via dei Conti Ricci, alcune tettoie con pannelli fotovoltaici collegati alle paline per la ricarica delle biciclette elettriche del bike sharing.

Altre città (e sono la maggioranza) hanno adottato soluzioni diverse concentrandosi, più che sulle infrastrutture, sull’attivazione di servizi innovativi per la riduzione del traffico. È il caso di Treviso, Chioggia, Viterbo, Vicenza, Villafranca di Verona e Capo d’Orlando, che si sono dotate di un sistema di “smart parking diffuso”. Funziona così: ogni posto auto di una determinata zona della città è collegato tramite un sensore inserito nel cemento ad un’applicazione online. Il sensore rileva la presenza dell’auto, che risulta nel sistema e quindi, con il telefonino, gli automobilisti che cercano parcheggio possono controllare in ogni momento quanti e quali posti sono liberi in una determinata zona. Possono così andare a colpo sicuro, senza dover peregrinare negli isolati vicini alla ricerca di uno spazio, risparmiando tempo, benzina e magari anche qualche imprecazione. La sosta si può pagare sia via smartphone sia in contanti: in quest’ultimo caso bisogna inserire nel parcometro il numero dello stallo occupato. Un sistema di cui non beneficiano soltanto gli automobilisti, ma anche i Comuni. Per vari motivi. Il più banale è che il sistema non rileva solo i posteggi liberi, ma anche chi non ha pagato. E quindi i controllori della sosta possono, anche loro, andare a colpo sicuro. Non è precisamente una buona notizia per i “portoghesi” delle strisce blu, ma le casse comunali ne beneficiano sicuramente. Il sistema permette, inoltre, di monitorare costantemente i flussi di traffico e i comportamenti degli utenti, fornendo preziose informazioni alle amministrazioni, che possono studiare strategie per diminuire il traffico e favorire una mobilità intelligente. Fra le società che forniscono il servizio figura la veneta Smart Parking System.

«Da quando siamo partiti, a Treviso – spiegano – abbiamo registrato un aumento degli incassi dell’11%, con un aumento significativo dei ticket emessi, da 131mila l’anno a 161mila. Ed è calato anche l’importo medio dei ticket, da 1,73 euro a 1,55».

La tecnologia, oltre che con i sensori, funziona anche con le telecamere e sta prendendo sempre più piede. Anche le grandi città si stanno attivando: Milano è pronta a lanciare una sperimentazione e a investire 1,8 milioni di euro nel 2017, con l’obiettivo di partire su vasta scala nel 2020.

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