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Il cemento del futuro

di Sara Perro

Il cemento del futuro
Un prototipo di cemento fluoerescente

C’ è stato un tempo in cui “cemento” ed “ecologia” erano due termini antitetici. Era l’epoca in cui si stava diffondendo la parola “cementificazione”, che evocava sfruttamento del suolo, squallide periferie invase da casermoni o splendidi litorali deturpati dalla speculazione edilizia. Oggi le cose stanno cambiando: anche un simbolo di consumo smodato può diventare uno strumento di rispetto dell’ambiente e di risparmio energetico. Il mercato delle costruzioni si fa sempre più attento ai temi della sostenibilità e quindi chiede a cemento e calcestruzzo prestazioni diverse dalla sola resistenza. Ad esempio, nuove caratteristiche come l’isolamento termico, l’isolamento acustico, la leggerezza, la fluidità per il design e la rapidità nella messa in opera, che si traduce in minori costi. Non solo: utilizzare alcuni prodotti dalle performance particolarmente competitive può contribuire ad alzare i punteggi nei protocolli di sostenibilità del costruito.

Sono numerose le novità sul mercato: alcune hanno caratteristiche sorprendenti. Qualche esempio? Un cemento trasparente, che permette il passaggio della luce. Non è fantascienza, ma uno degli “smart materials” che Italcementi ha presentato lo scorso luglio a Parigi, al simposio “The Future of Cement”, organizzato dall’Unesco. Ilight, così si chiama, integra un polimero più trasparente del vetro: il muro si presenta costellato di tante “fessure” ottiche, capaci di far filtrare la luce.

Ma ci sono altri modi per essere eco-friendly: uno di questi è risparmiare energia. Con I.Clime, un calcestruzzo caratterizzato da bassa conducibilità termica, è possibile coibentare perfettamente le superfici e contenere la dispersione di calore, quando d’inverno le temperature si fanno rigide.

Dal freddo, all’afa. D’estate il cemento è ugualmente performante. Essendo un materiale chiaro permette di diminuire la temperatura al suolo fino a 30° rispetto a supporti più scuri, soprattutto in zone molto urbanizzate, vittime dell’effetto “isola di calore”.

Immaginate, infine, un grande parcheggio all’aperto, in asfalto. Quando piove l’acqua “rimbalza” sulla superficie e si accumula, arrivando a provocare disastri e inondazioni. Esiste un calcestruzzo capace di assorbire l’acqua con una capacità fino a 100 volte superiore a quella del terreno naturale, restituendola alle falde con evidenti benefici per l’ambiente. Il suo nome è i.idro Drain e, a differenza del classico asfalto drenante, non contiene oli e agenti inquinanti che potenzialmente finirebbero nei fiumi e nel mare.

di Lorenzo Bernardi

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