Giardini a scuola: i bambini hanno bisogno di natura

di Sara Perro

Giardini a scuola: i bambini hanno bisogno di natura

I giardini a scuola sono importanti perché i bambini hanno bisogno di natura. Non solo per la loro salute fisica, ma anche per quella mentale, per lo sviluppo cognitivo, per la formazione del loro sistema di valori. Hanno diritto a sporcarsi di terra, a oziare su un prato, a usare le mani, a essere un po’ selvaggi e ad arrampicarsi sugli alberi, a osservare il cielo, a giocare all’aperto liberamente. Lo diceva già, un secolo fa, Maria Montessori: «Noi dobbiamo ai bambini una riparazione più che una lezione. Dobbiamo guarire le ferite inconsce, le malattie spirituali, che già si trovano in questi piccoli graziosi figli dei prigionieri dell’ambiente artefatto».

E se in città è sempre più raro trovare boschetti e ruscelli da esplorare, rimangono però i giardini. Piccoli avamposti inurbati di verde e biodiversità, cortili e aiuole costituiscono spesso l’unica opportunità per i più piccoli di sperimentare il contatto con la natura in autonomia. Eppure questi preziosi spazi aperti, soprattutto quelli scolastici, sono il più delle volte considerati dei “non luoghi”, ignorati, abbandonati a se stessi, vissuti come semplici aree di passaggio.

«Colpa anche dell’atteggiamento dei genitori e degli stessi insegnanti, che vedono il cortile o il giardino solo come una fonte di preoccupazione e di pericoli. Quando invece, per un bambino, è questo il luogo più sicuro e protetto dove fare liberamente esperienza della natura». Maria Antonietta Quadrelli, responsabile dei progetti educativi del WWF, si appassiona quando parla delle potenzialità formative e didattiche insite anche solo in una zolla di terra o in una piantina che spunta dalla ghiaia. «Da piccoli – dice – si può scoprire il mondo naturale semplicemente osservando una fila di formiche sul muretto o un cespuglio che buca l’asfalto».

Il lavoro del WWF

Da diversi anni, allora, il WWF si impegna in attività con le scuole, per valorizzarne i giardini come luoghi educativi, dove imparare grazie agli stimoli forniti dal mondo naturale. Dal 2017, queste iniziative sono state convogliate all’interno del progetto “Classi custodi della natura”. «Uno dei nostri sforzi maggiori – spiega Quadrelli – è far capire, non solo ai bambini, che tutti siamo “nella natura” anche se viviamo in città. Non ha senso insegnare l’ecologia sui banchi di scuola, se poi si ignora il giardino fuori dalla finestra. L’educazione ambientale comincia innanzitutto dalla presa in carico dei luoghi che ci sono vicini, che si tratti del cortile scolastico o dell’aiuola sotto casa».

Il senso di responsabilità e la cura del pianeta possono partire, così, dalla sistemazione di una fioriera in cortile, dalla semina di qualche pianta erbacea per attirare farfalle e lucciole o dalla costruzione di un condominio per insetti. «La città è diventata un luogo sempre più ricco di biodiversità, anche perché l’agricoltura industriale ha cacciato questi piccoli animali dalle campagne. Creare insieme ai bambini, sia a scuola che a casa, degli spazi che li accolgano è un aiuto da non sottovalutare per la conservazione delle specie. Una rete di giardini per le farfalle, ad esempio, può diventare una sorta di corridoio ecologico urbano. Si possono poi sistemare mangiatoie e nidi artificiali, cespugli di bacche per gli uccelli, creare dei punti d’acqua per attirare rane e rospi. ».

Se l’aspetto valoriale e di educazione ambientale di un giardino è assodato, a volte si sottovaluta quello creativo e didattico in senso stretto. «Prima di tutto – continua Quadrelli – è fondamentale l’aspetto interdisciplinare. Il giardino non è appannaggio dell’insegnante di scienze, si possono trovare spunti per tutte le materie, dalla letteratura all’arte alla geografia. E poi lavorare con la natura significa avere a disposizione una ricchezza di stimoli che nessuna palestra potrà mai dare». Si può ad esempio cominciare, anche nel giardino di casa, con una esplorazione attraverso i cinque sensi: sentire la consistenza del terreno con i piedi, il sole sulla pelle, l’odore di muffa, il profumo di resina e fiori, il canto degli uccelli o il ronzio di un insetto, il frusciare delle foglie… Basta poco per raccogliere un ricchissimo catalogo di informazioni da usare in classe, ma soprattutto nella vita. «Il giardino – conclude Quadrelli – educa alla conoscenza delle sfumature contro gli stereotipi». 

Di Giorgia Marino.

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