Un cohousing nel borgo: l’esempio di Case Franche

di Sara Perro

Un cohousing nel borgo: l'esempio di Case Franche

Un cohousing nel borgo, per persone libere dagli schemi e pronte a cambiare punto di vista sul mondo. È questo ciò che accomuna gli abitanti di Case Franche, un progetto di cohousing che ha preso forma a San Martino di Villafranca, una frazione di Forlì. Diciotto famiglie, 56 persone, che hanno ricostruito il senso di comunità in questo mini-villaggio che affaccia sulla campagna romagnola. E che comprende diverse villette a schiera, un piccolo condominio e una casa comune.

«Cerchiamo di far rivivere la vecchia atmosfera del borgo, in fondo non ci siamo inventati niente» spiega l’architetto Simona Zoffoli, fra i pionieri che nel 2008 hanno scommesso sul progetto. L’idea delle Case Franche ci ha messo un po’ a decollare. «Partiti con l’idea di realizzare questo sogno, nel 2011 siamo riusciti a mettere insieme 11 famiglie. Ciascuno ha messo una quota e abbiamo opzionato un terreno da un ettaro e mezzo nel centro di un parco comunale». All’inizio le difficoltà sono state molte: la mancanza di fondi, la decisione di unirsi in cooperativa, la partecipazione ad un bando di finanziamento di housing sociale. «Siamo stati esclusi e abbiamo pensato fosse finita – ricorda Zoffoli – Il gruppo si è disperso, siamo rimasti solo noi. Poi, inaspettatamente, la Regione ci ha comunicato che ci avrebbero finanziato. Abbiamo rimesso insieme un bel gruppo di persone che condividono i nostri stessi valori, nel 2013 sono partiti i lavori e ora siamo qui».

Case Franche è ormai una comunità. «Ospitiamo ogni tipologia di persone: coppie giovani, famiglie, singoli, anziani e disabili». Ciascun nucleo ha un appartamento a sua disposizione e tutti condividono la casa comune, che dispone di due sale dove i bambini possono giocare in sicurezza e di una palestrina dove si svolgono corsi di yoga e ginnastica soft. E poi ci sono gli spazi esterni. «Ci prendiamo cura tutti insieme del parco, in virtù di una convenzione col Comune». 

Gli edifici, progettati dagli stessi abitanti del cohousing, sono stati concepiti puntando su innovazione e sostenibilità. «Sono tutti in legno, in pannelli Xlam, con cappotto in fibra di legno – racconta Zoffoli – Sono altamente performanti dal punto di vista energetico: siamo scollegati dal gas e produciamo energia tramite i pannelli fotovoltaici che alimentano pompe di calore e piastre a induzione». Insomma, le Case Franche sono anche green.  

Ma come si vive qui? «Molto bene, siamo pieni e abbiamo una lista di attesa di famiglie che vogliono venire a stare da noi – afferma Simona –. Ogni co-housing è diverso, tutto dipende dalle persone. È l’alchimia che si crea a fare la differenza. Nessuno di noi si conosceva prima, ma noi siamo diventati un bellissimo gruppo. Sappiamo che l’unico modo per stare bene è fare il bene di tutti. È un percorso complesso, ogni tanto si litiga, come ovunque, e non possiamo dire di essere “arrivati”. Ma siamo sulla strada. Lavoriamo sul bene collettivo. Oddio, noi adulti lavoriamo, mentre ai bambini, che crescono respirando quest’aria, viene tutto naturale».

di Lorenzo Bernardi

© Riproduzione riservata.