Coltivare in famiglia: dalla terra con amore

di Redazione Casa Naturale

Coltivare in famiglia: dalla terra con amore

Inaugurato il 25 aprile 2014 a Gubbio, l’Aratorio Familiare riflette in pieno il concetto di agricoltura utile ad abbattere il disagio sociale. L’idea fondante, infatti, è quella di mettere insieme alcune famiglie, creando una realtà produttiva basata sulla lavorazione della terra, a scopo sociale. Qui tutto è a titolo gratuito, o quasi.

Coltivare in famiglia: dalla terra con amoreL’edificio in cui opera l’associazione, infatti, si chiama “Casa Rosa” ed è un immobile di 90 mq messo a disposizione dal Comune, mentre il terreno di circa tre ettari è stato donato dalla Curia, in Località Coppiolo. La valenza del progetto è duplice: da un lato si tratta di dare l’opportunità alle famiglie e ai bambini di riscoprire il rapporto con la terra, l’importanza dell’ambiente, del volontariato; dall’altro lato si fornisce un lavoro concreto alle persone svantaggiate per un reinserimento sociale e lavorativo. Silvia Baldelli e Luca Tittarelli, ideatori del progetto “insieme ad altre famiglie”, ci tengono a sottolineare, spiegano a Casa Naturale cosa rende speciale questo luogo: “Abbiamo lo stile di un oratorio, dove si incontrano famiglie bisognose, realtà diverse, che però lavorano la terra. La mattina si inizia alle ore 6, quando arrivano 7/8 uomini a coltivare: ognuno si applica in base alle proprie attitudini. C’è chi è bravo con il trattore, chi cura gli animali e chi si dedica all’orto. Qui non ci sono discriminazioni di razza o di religione, ci sono famiglie musulmane che affiancano quelle cristiane nel lavoro, e nella preghiera. Alcuni portano qui i figli, che giocano, danno una mano, mangiano tutti insieme. I prodotti vengono venduti sul posto il lunedi/mercoledi/venerdi dalle 8 alle 12,30”.

  1. Creare opportunità per le persone in temporaneo stato di difficoltà, e già supportate dalla Caritas diocesana di Gubbio, per imparare un mestiere e rendersi immediatamente utili all’interno di un’attività lavorativa, in un’ottica di mutualità e reciprocità (anche attraverso lo strumento dei “buoni lavoro”).
  2. Sperimentare l’autoproduzione condivisa come forma di auto sostentamento tra famiglie e persone e come strumento di contrasto al progressivo impoverimento economico e alimentare.
  3. Offrire una testimonianza e un’opportunità agli abitanti del territorio di poter accedere a prodotti agricoli a km 0, salutari, biologici e socialmente orientati.
  4. Offrire ai giovani del territorio la possibilità di sperimentarsi in un contesto lavorativo, artigianale e manuale, socialmente sensibile.

Abbiamo parlato di questo splendido progetto nel numero di marzo del nostro giornale. Se l’hai perso o se vuoi rileggerlo, puoi scaricare la App e consultare anche i numeri arretrati. Basta andare a questo collegamento.

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